Cheratocono novità

Cross Linking corneale

Da 6 anni il Centro Oculistico del Dott. Ferrandi è stato coinvolto nello studio per la valutazione dell’utilizzo del Cross Linking Corneale come unica terapia non invasiva per la cura del cheratocono, malattia della cornea dovuta ad un indebolimento corneale indotto dall’eccessiva elasticità e deformazione delle cornee ammalate: le fibre di collagene che formano l’architettura corneale perdono i legami che le tengono unite e tendono progressivamente a scivolare le une sulle altre aumentando la curvatura e la deformazione corneale e contemporaneamente riducendo lo spessore del tessuto corneale.

Il Cross Linking Corneale tende ad incrementare la resistenza del tessuto corneale evitando il progressivo continuo sfiancarsi della cornea e il concomitante deterioramento visivo percepito dal paziente.

Si tratta di un intervento effettuato in anestesia locale, della durata di circa 30 minuti. Dopo un’iniziale asportazione dell’epitelio corneale corneale viene installata sulla superficie della cornea una soluzione a base di destrano e riboflavina (Vitamina B2). Successivamente un laser a raggi ultravioletti attiva questa soluzione che impacchetta le fibre corneali consolidando i vari strati lamellari che compongono la superficie della cornea.

Il decorso postoperatorio comprende controlli periodici fino a riepitelizzazione avvenuta (mediamente in terza e quarta giornata). Il paziente deve seguire scrupolosamente la terapia antibiotica, detergere viso e palpebre con salviettine detergenti monouso ed evitare ambienti polverosi e ventosi, per ridurre al minimo eventuali infezioni corneali. Il paziente deve stare a riposo, quanto più tempo possibile con gli occhi chiusi e evitare assolutamente l’utilizzo di computer, palmari, cellulari nei primi giorni dopo l’intervento per garantire una più rapida riepitelizzazione corneale

Per il primo mese dopo il trattamento il paziente deve utilizzare alcuni accorgimenti quali evitare saune, piscine, bagni turchi e luoghi ventosi, nonché evitare per i primi mesi l’esposizione diretta alla luce solare, in mancanza di adeguati occhiali da sole.

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I risultati del Cross Linking
  • Gli studi effettuati negli ultimi cinque anni, mostrano la non progressione della patologia in ogni categoria di pazienti, maschi e femmine, dal più giovane (10 anni) al più anziano, da quello con cheratocono allo stadio più iniziale a quello allo stadio più avanzato.
  • La patologia viene rallentata, e in alcuni casi addirittura bloccata, spostando quindi nel tempo l’eventualità di dover ricorrere ad un trapianto di cornea.
  • La superficie corneale si regolarizza in una buona percentuale di casi con una riduzione della curvatura della cornea
  • Tutto ciò migliora la tolleranza nei confronti delle lenti a contatto anche in pazienti che prima dell’intervento non le sopportavano.
  • Gli effetti del trattamento hanno una variabilità soggettiva, inoltre il trattamento è ripetibile a distanza di tempo
  • L’unica condizione finora riportata in letteratura tale da ridurre gli effetti dell’intervento è la gravidanza e il successivo periodo di allattamento. Durante gravidanza e allattamento la variazione ormonale in atto comporta un aumento di elasticità di tutti i tessuti, compreso quello corneale.
Chi può beneficiare del Cross Linking?

Le indicazioni all’intervento vengono fornite sulla base di una visita approfondita che valuti forma, curvatura e spessore corneale attraverso topografia e tomografia corneale. Questi esami non invasivi permettono di riconoscere, studiare e valutare la progressione nel tempo della patologia.
Si tratta di strumenti in grado di fare diagnosi precoce della malattia, riconoscendo anche allo stadio subclinico, prima ancora cioè che dia effetti a livello visivo, ogni forma di ectasia (dai cheratoconi, alle degenerazioni marginali pellucide, agli sfiancamenti post chirurgia refrattiva e cheratotomia radiale). Attraverso queste indagini, che dovrebbero quindi essere consigliate anche ai familiari dei pazienti affetti da cheratocono, e soprattutto ai figli, visto che le progressioni più drammatiche si verificano proprio in età adolescenziale, si individua il grado di evoluzione e la gravità della patologia e si monitora nel tempo l’evolvere della malattia.
I pazienti con un cheratocono in fase evolutiva devono essere opportunamente analizzati e, se riconosciuti idonei all’intervento, sottoposti al Cross Linking per rafforzarne la cornea, consolidarla e garantire la conservazione del visus attuale per il più lungo tempo possibile,impedendo l’instaurarsi di un rapido e continuo deterioramento visivo. L’intervento di Cross Linking non preclude inoltre la possibilità di eseguire alcun tipo di trapianto corneale, dal perforante al lamellare.

Chi non può beneficiare del cross linking?

Qualora lo spessore cornale misurato dalla pachimetria sia eccessivamente ridotto, la capacità visiva del paziente, con o senza lenti a contatto, scarsa, o ancora,  qualora la tolleranza nei confronti delle lenti a contatto sia ridotta per la presenza di un cheratocono allo stadio terminale e di una cornea molto deformata, un intervento conservativo quale è  il cross linking non è consigliato in quanto pur rafforzando la cornea non consentirebbe comunque un miglioramento visivo funzionale allo svolgimento da parte del paziente delle sue consuete attività quotidiane. Ecco allora che il trapianto di cornea diventa l’indicazione principe in questo tipo di condizioni.
La sindrome dell’occhio secco, i deficit endoteliali e le opacità corneali sono controindicazioni relative all’esecuzione dell’intervento di cross linking e andranno valutate singolarmente in ciascun paziente.

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